Caravaggio afferma, contro ogni compiacimento estetizzante, ogni stilismo, ogni evasione intellettualistica, il decoro della condizione umana dell'artista, l'artista che può rinunciare alle ambizioni demiurgiche, care al pensiero cinquecentesco, per restituirsi, uomo tra gli uomini, alla semplice funzione di interprete della realtà, che è essa stessa aspetto essenziale della creazione. La verità obiettiva affrontata in assoluta schiettezza di sentimento e purificata nei suoi valori di essenzialità, che nulla concedono al dato contingente; un illimitato campo di inedite interpretazioni dei contenuti, quindi, che di necessità presuppongono l'impiego di mezzi espressivi affatto diversi da quelli tradizionali. Ecco l'inizio, il determinarsi delle più intime ragioni d'essere per tutta la pittura moderna, e non solo per i grandi maestri del Seicento, ma ancora nel Settecento, da Canaletto a Chardin, da Bellotto a Longhi, fino all'Ottocento di Goya e di Courbet.