Dopo qualche anno trascorso a Firenze, Raffaello andò a Roma.
L'opera di Raffaello ebbe inizio dalla Stanza detta "della Segnatura", luogo in cui venivano firmati i "brevi" pontifici ed era la sede del tribunale ecclesiastico. Il tema portante si proponeva di esaltare l'operante e feconda armonia delle tre idee fondamentali del Vero, del Bene e del Bello, corrispondenti, secondo le teorie neoplatoniche, alle tre facoltà dell'anima: noetica, etica ed estetica. L'idea del Vero viene raggiunta mediante il concorso della Fede e della Scienza, quella del Bene si attua nella Giustizia e quella del Bello ha il supremo adempimento nella Poesia. In tal modo alla Teologia e alla Filosofia simboleggianti rispettivamente la Fede e la Scienza venivano ad affiancarsi la Giustizia, per la prima volta tolta dal novero delle Virtù cardinali e la Poesia "Ars Divina" promossa al rango delle "potenze superiori dello spirito" (A. Chastel). Con insuperabile inventiva, Raffaello collocò i poeti e gli artisti tra i ricercatori del Vero nei numerosi ritratti di uomini illustri distribuiti nei lunettoni "storici", sede celeste delle Idee pure. Esse sono personificate da giovani donne sedute su troni di nubi e affiancate da putti recanti tabelle esplicative, entro medaglioni circolari inframmezzati da riquadri angolari contenenti episodi e figurazioni aventi stretto rapporto sia con il significato filosofico delle prime, sia con le corrispondenti composizioni delle pareti. Così il peccato originale nel riquadro che affianca la teologia enuncia la necessità della redenzione dopo la caduta dell'uomo, il grande affresco sottostante, denominato la "Disputa del Sacramento" offre la testimonianza della redenzione avvenuta mediante il sacrificio di Gesù che si perpetua nel mistero dell'ostia consacrata.
Al di sopra della candida ostia la composizione di dilata prospetticamente nelle ampie curve dei due emicicli sovrapposti, in cui risultano collocate numerose figure, immerse in una argentea luminosità. Nell'intento di conferire ad ogni singola figura, la più concreta individualità, Raffaello attinge alle più importanti fonti iconografiche, dalla statuaria classica alla grazia del Perugino, da Michelangelo a Leonardo a Fra Bartolomeo e persino al Signorelli, il cui ricordo si ravvisa anche negli angeli che volteggiano in un cielo tempestato di sferule d'oro.
Nell'altro consesso di spiriti eletti, evocato nell'affresco della "Scuola di Atene", stanno i filosofi e i sapienti dell'antichità che testimoniano, attraverso la concezione medievale delle arti del trivio e del quadrivio di cui furono i sommi rappresentanti, la validità del pensiero classico.
All'interno di un grandioso tempio, ispirato probabilmente ai progetti di Bramante per la Basilica di San Pietro, Raffaello colloca vari personaggi: Platone con il dialogo del Timeo sotto braccio, che indica con il dito il cielo, e Aristotele con l'Etica e il palmo della mano rivolta verso terra. Il gesto del primo allude al "movimento del pensiero cosmologico che si innalza dal mondo sensibile al suo principio ideale" (A. Chastel), mentre quello orizzontale del secondo rappresenta "l'organizzazione del mondo attraverso l'Etica". Intorno a questo fulcro si dispongono Socrate che conversa con Alcibiade, Senofonte con Eschine; più in basso Zenone, Epicuro che legge un libro sorretto da un bambino e Pitagora che scrive su un volume, mentre un ragazzo tiene una tavoletta con segni simboleggianti le concordanze musicali. Alle loro spalle, Averroè con un turbante bianco e Parmenide in piedi con un libro aperto. Quasi al centro, l'uomo seduto e appoggiato con il gomito a un blocco di pietra è Eraclito, mentre Diogene è sdraiato sulla scalinata. A destra cinque o sei personaggi sono riuniti attorno a Euclide che traccia con il compasso una figura geometrica su una tavoletta; Zoroastro ha la sfera celeste in mano, Tolomeo, con la corona perché ritenuto un egizio, tiene il globo terraqueo. Ai vari personaggi, Raffaello attribuisce le fisionomie di uomini illustri a lui contemporanei: Platone ha le sembianze di Leonardo, Eraclito di Michelangelo, Euclide di Bramante, Zoroastro di Pietro Bembo; il giovane dietro a Epicuro ricorda Francesco Maria della Rovere, mentre all'estrema destra Raffaello si autoritrae con il cappello nero da pittore a fianco del Sodoma.
Giovanni Galli